Durante la pandemia di SARS-CoV-2 è diventato un tema di discussione quanto il virus riesca a sopravvivere sulle superfici con cui entriamo quotidianamente in contatto per cercare di contenere il contagio.
Il problema delle variabili
Il fatto è che non esiste una risposta univoca a questo quesito perché la persistenza del virus dipende da vari fattori in continuo cambiamento, come la temperatura, l’umidità e la luce solare, e gli esperimenti di laboratorio che provano a riprodurre alcune condizioni standard sono necessariamente limitati da questo punto di vista. Anche se i valori ottenuti con i test possono dare indicazioni, le cose si complicano di molto considerando le superfici reali, con le loro caratteristiche (carica elettrica, bagnabilità, rugosità, chimica superficiale e rigidità) e soggette tra l’altro a contaminazioni imprevedibili.
Gli articoli scientifici dove si studia la sopravvivenza di vari organismi a contatto con le superfici forniscono in genere una forchetta di valori che spesso è molto ampia, perché i risultati dei test fatti su materiale biologico tendono a variare molto anche tra campione e campione, all’interno dello stesso lotto.
Parlando di stime
Secondo uno studio condotto da ricercatori statunitensi sul New England Journal of Medicine il coronavirus responsabile della malattia Covid-19 può rimanere intatto sulle superfici per un massimo di 72 ore, in base al tipo di goccioline infette sulla superficie su cui si trova, alla densità delle particelle di virus nello spray e alle altre condizioni ambientali a cui accennavamo.
Sulla plastica, in particolare, il virus sembra essere in grado di rimanere intatto molto più a lungo. Si è degradata soltanto la metà delle particelle virali in poco meno di sette ore, con particelle ancora vitali rilevate fino a tre giorni dopo. L’acciaio inossidabile è a livelli simili, con un’emivita per il SARS-CoV-2 di 5,6 ore. Al contrario, sul cartone non è stato possibile rintracciare particelle SARS-CoV-2 vitali dopo 24 ore.
Il risvolto pratico è la conferma che, al di là dei valori approssimativi ottenuti dagli esperimenti, è utile disinfettare le superfici – specialmente quelle in plastica e acciaio inossidabile – ma, comunque, dopo aver toccato superfici potenzialmente contaminate, è importante evitare di toccarsi il viso e lavarsi le mani con acqua e sapone.
Fonti
- van Doremalen N et al. Aerosol and surface stability of SARS-CoV-2 as compared with SARS-CoV-1. N Engl J Med 2020;382(16):1564-7.
- Ong SWX et al. Air, surface environmental, and personal protective equipment contamination by severe acute respiratory syndrome coronavirus 2 (SARS-CoV-2) from a symptomatic patient. Jama 2020 Mar 4. doi: 10.1001/jama.2020.3227. [Epub ahead of print]