I ricercatori dell’University of South California ritengono di aver individuato il fattore più decisivo nella diffusione di fake news: la struttura delle piattaforme social che tende a premiare gli utenti che condividono abitualmente informazioni.
I risultati pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences ribaltano, almeno in parte, la convinzione radicata che la disinformazione si diffonda soprattutto perché gli utenti non hanno le basi di pensiero critico necessarie a selezionare o perché l’ideologia distorce il loro giudizio. Dalla ricerca emerge che il 15% dei condivisori abituali di notizie è responsabile della diffusione di circa il 30-40% delle fake news.
Il gruppo di ricerca della USC Marshall School of Business e dell’USC Dornsife College of Letters, Arts and Sciences si è chiesto in sostanza: cosa motiva questi utenti? A quanto pare, proprio come un videogioco qualsiasi, i social media hanno un sistema di ricompense che incoraggia gli utenti a rimanere sui propri account e a continuare a postare e condividere. Ed è verosimile che gli utenti che pubblicano e condividono frequentemente informazioni sensazionali attirino di più l’attenzione.
“A causa dei sistemi di apprendimento basati sulla ricompensa sui social media, gli utenti creano l’abitudine di condividere informazioni che ottengono il riconoscimento dagli altri”, spiegano i ricercatori. “I nostri risultati mostrano che la disinformazione non si diffonde per colpa di mancanze degli utenti. È davvero una funzione della struttura dei siti dei social media stessi”.
Complessivamente lo studio ha coinvolto 2.476 utenti Facebook attivi di età compresa tra 18 e 89 anni che si sono offerti volontari, ma ricompensati, per completare un sondaggio “decisionale” della durata di circa sette minuti.
Gli utenti frequenti e abituali hanno inoltrato sei volte più fake news rispetto agli utenti occasionali o nuovi.
“Questo tipo di comportamento è stato premiato in passato da algoritmi che danno priorità al coinvolgimento nella selezione dei post che gli utenti vedono nel loro feed di notizie, e dalla struttura e dal design dei siti. Comprendere le dinamiche alla base della diffusione della disinformazione è importante date le sue conseguenze politiche, sanitarie e sociali”.
In un altro esperimento i ricercatori hanno scoperto che la condivisione abituale di disinformazione fa parte di un modello più ampio di scarsa sensibilità verso le informazioni condivise. Infatti gli utenti abituali hanno condiviso notizie politicamente discordanti, cioè anche notizie in contrasto con le loro convinzioni politiche, tanto quanto le notizie che concordavano con quelle convinzioni.
Infine il team ha verificato se fosse possibile ideare sistemi di di ricompensa dei social media in grado di promuovere la condivisione di informazioni vere rispetto a quelle false. In effetti gli incentivi a favore dell’accuratezza piuttosto che della popolarità hanno raddoppiato la quantità di notizie accurate che gli utenti condividono sulle piattaforme social.
Fonte
Pennycook G et al. Lazy, not biased: Susceptibility to partisan fake news is better explained by lack of reasoning than by motivated reasoning. Cognition 2019;188:39-50.